Pescheria Vecchia
Via Massimo D’Azeglio 11 – Este (Pd)
2-11 giugno 2017
Gli autori Elia Bacchiega, Chiara Bulegato, Maroi Fanidi, Jacopo Menegazzo, Sara Smaniotto, Denis Venturato hanno realizzato le opere in mostra durante il primo anno del percorso di formazione professionale rivolto a persone con disabilità svolto in IREA. La cornice è il laboratorio espressivo dell’atelier artistico condotto dall’artista estense Andrea Rimondo nel nostro centro.
Beatrice Cavallini, Claudio Osetto che fanno parte del gruppo di 8 allievi del primo anno del CFP insieme agli autori, hanno visto nascere e respirato per primi l’energia del progetto che prendeva forma.
All’interno del laboratorio, infatti, idee, sensazioni, sentimenti e pensieri difficilmente rappresentabili ed esprimibili attraverso altri canali sono stati accolti, valorizzati e condivisi come opere d’arte.
Invitiamo la Comunità a conoscere un’esperienza creativa che sorprende per vivacità, colore, intensità e bellezza, catturata anche dagli scatti del fotografo estense Franco Rubini.
La mostra coniuga tre parole FORMA, ARTE e DISABILITÀ per raccontare, in un gioco di opere e foto, l’esperienza di 8 allievi con disabilità che, nel corso dell’anno scolastico 2016/2017 hanno frequentato il primo anno del CFP gestito da Fondazione IREA a Este.
La cornice che dà vita a questa esperienza è quella del laboratorio professionalizzante artistico espressivo dove gli allievi hanno sperimentato tecniche e metodi per svelare emozioni, pensieri, capacità e talenti.
La mostra è il risultato di percorsi e sinergie che si sono incontrate e intrecciate nel corso dell’anno:
for·mà·re/
transitivo
intransitivo pronominale
Fondazione IREA ha avviato i primi corsi di formazione professionale per allievi con disabilità a Este nel 1972. Negli anni la “formazione” ha sempre rappresentato un modello di riferimento importante anche per la progettazione, la nascita e lo sviluppo degli altri servizi IREA.
Nella nostra quotidianità usiamo il verbo
FORMARE
nel suo significato di formare persone, far crescere gli allievi e farli diventare grandi attraverso l’esperienza del fare e del laboratorio;
lo decliniamo per cercare di trasmettere sapere, saper fare e saper essere;
lo utilizziamo quando pensiamo al gruppo classe che si incontra e si forma per essere risorsa di tutti;
sosteniamo ed accompagniamo gli allievi a dare forma alla materia trasformando emozioni, pensieri, idee e comportamenti in segni, disegni e scritture segrete…
e infine auspichiamo che anche nei visitatori di questa mostra si formi un’idea diversa della disabilità.
àr·te/
sostantivo femminile
La scelta del CFP IREA di realizzare corsi a qualifica per “operatore delle lavorazioni artistiche” nasce soprattutto per valorizzare le relazioni territoriali con le numerose aziende e gli artigiani della ceramica, del legno e della cartotecnica. I laboratori artistici diventano al contempo contesti capaci di allenare autonomie, costruire competenze, imparare tecniche, metodi e regole, esprimere talenti e capacità altrimenti invisibili agli occhi.
ARTE
è per noi luogo, laboratorio, in cui sperimentare e apprendere
è strumento per esprimersi, raccontarsi e mostrarsi
è contenitore di parole, voci, suoni e sguardi che diventano colori, segni e forme
è espressione di caratteristiche individuali, sogni e incubi, gioie e paure che possono essere accolte, riconosciute, trasformate, visualizzate fotograficamente… e valorizzate
“la disabilità è un concetto in evoluzione […] è il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri”
Oggi, il concetto di disabilità non indica più un assoluto della persona, come succedeva in passato, ma è l’espressione dell’interazione tra le caratteristiche della persona e il contesto in cui vive, che può essere barriera o facilitatore. “Forma d’arte” nasce per mostrare come un ambiente che facilita può farci incontrare e scoprire le persone, senza diagnosi, nella loro naturalezza. In questo caso l’ambiente è il laboratorio artistico espressivo del Cfp, il formatore che lo ha condotto, i colleghi e gli altri operatori che hanno sostenuto il progetto.
DISABILITÀ
è nell’interazione tra persona e ambiente
è maggiore quando l’ambiente fisico, le persone, gli atteggiamenti diventano barriere
è minore quando l’ambiente fisico, le persone, gli atteggiamenti diventano facilitatori
le persone con disabilità non vogliono avere diritti speciali ma gli stessi diritti di tutti: andare a scuola, giocare, imparare, partecipare, lavorare, fare sport, avere una famiglia e una vita indipendente
Anche tutti noi possiamo essere barriere o facilitatori…
Amo viaggiare e incontrare persone.
In molti paesi del mondo si crede
che una foto ti rubi l’anima…
Prima di scattare cerco sempre
di entrare in empatia
con le persone che fotografo…
Con voi l’empatia è grande:
in questi anni che vi frequento,
giorno dopo giorno,
mi avete, voi, rubato l’anima!
Sono io a ringraziarvi
per la vostra accoglienza,
accettazione e sincera amicizia.
Questo, tra di voi,
è sempre il mio più bel viaggio.
Un viaggio che ogni volta
mi regala qualcosa “in più”:
il vostro “Ciao Franco!” mi rallegra,
attraverso i vostri sguardi
sono riuscito ad avere
una più ampia visione
ed una maggiore profondità di campo…
anche della vita!
Mi chiamo Denis,
amo scrivere.
In laboratorio
ho incontrato
materiali e colori.
Ho incontrato Andrea* e Chiara**.
Ho imparato a fermarmi e a usare, oltre alla bic, i gessi, i pennarelli e le cere.
Ho iniziato a usarli per descrivere quello che faccio e quello che mi piace, testi di canzoni, poesie e racconti.
Trasferendo queste parole
su cartoncini, carta riciclata, legno e tela
hanno iniziato
a prendere forma
dei labirintici quadri.
Le parole che da sempre
ripetevo sulla carta
sono diventate
la mia “scrittura segreta”.
* Andrea Rimondo, formatore laboratorio
** Chiara Cesaro, tutor educativo
Maroi in Marocchino “significa pianta profumata”.
Dicono che profumo di vita e di gioia.
Mi piace ballare e vivere i gruppi in cui sono inserita.
Nel Cfp ho scoperto la pittura
e i tempi che richiede.
Anche quando è difficile aspettare.
Anche quando il colore si deve asciugare.
Adoro i colori, li uso per i miei cuori.
Prima erano solo cuori.
Adesso disegno e dipingo anche altro:
le case, gli animali, i fiori, il sole e anche la mia famiglia.
Adesso uso le parole per raccontarli…
Io sono Sara,
disegno da quando ero bambina.
Mi restituisce tranquillità.
Mi aiuta a mostrare quello che ho dentro.
Amo molto gli animali:
gatti, conigli, oche e pesci
contenuti da un tratto deciso e definito
che li ferma sulla carta.
Disegni che prendono vita
e raccontano storie,
Disegni che riempiono tutto lo spazio disponibile.
Disegni che non accettano mediazione:
escono dalle mie mani
per trovare posto nei miei quadri.
Il mio nome è Jacopo.
Sono vita, energia e movimento.
Sono colore.
Mi piace il colore:
mi ha attratto e fermato in laboratorio.
Una tela bianca
un pannello di legno vuoto
delle tempere sul tavolo di lavoro
hanno catturato la mia attenzione.
Ho imparato a guardare i colori
a intingere le mani nel giallo e nel rosso
per trasferire sulla tela sfumature di fuoco.
No. Non uso pennelli!
Io sono Elia,
Soffio come il vento.
Amo muovermi:
leggero, veloce, istantaneo.
Nello stesso modo dipingo:
leggero, veloce, istantaneo.
Soffio come il vento.
Odori e profumi mi catturano.
Profumo di mamma, che mi accompagna.
Profumo di Anna*, che mi accoglie.
Profumo di colore, che mi avvicina al gruppo.
Odori e profumi che mi porta via il vento.
Soffio.
Soffio anche il colore.
Dipingo in movimento.
Dipingo il movimento.
* Anna Nagy, coordinatrice Cfp
Il mio nome è Chiara
uso i pastelli e le cere,
amo riempire i fogli di colori vivaci.
Come i miei occhi
Anche quando sembro timida e timorosa
Ho solo bisogno di conoscere.
Tempo.
Mi serve tempo.
Tempo per conoscerti.
Tempo per fidarmi.
Tempo per decidere quale colore usare.
Tempo per scegliere la carta.
Tempo per riempire il foglio.
Tempo per stare con gli altri,
anche per ballare.
Tempo.
Mi piace decidere il mio tempo.
Mi chiamo Beatrice.
Osservo.
Guardo e sorrido: Gioia? Benessere?
Guardo e disapprovo: Timore? Paura? Malessere?
Sento.
Ascolto e canto: Cerco gli altri e gli altri mi cercano.
Ascolto ed urlo: Non ci sto! Ho voglia di andare, di cambiare.
Vivo l’ambiente:
il laboratorio mi inebria
di suoni e di colori,
percezioni e sensazioni.
I miei occhi, le miei orecchie, la mia pelle, le mie mani
colgono e restituiscono.
Fuori e dentro.
Dentro e fuori.
Mi faccio sentire.
Decisa.
Sono Claudio.
Ci sono.
In attesa di uno sguardo: occhi che incrociano i miei occhi.
In attesa di un contatto: mani che incontrano le mie mani.
In attesa di una voce: parole che mi accompagnano e mi accolgono.
Ci sono.
Con i miei compagni.
Nei loro disegni.
Nei loro colori.
Ci sono.
con il mio silenzio
che regala pace
alle voci del laboratorio.